David di Donatello 2025: tra Cinema, Imbarazzo e Politica – Una Serata Sospesa tra Gloria e Stonature.
- Giada Maria Scarfiello
- 9 mag
- Tempo di lettura: 5 min
La 70ª edizione dei David di Donatello doveva essere una celebrazione, un anniversario simbolico del nostro cinema, della sua resilienza e del suo sguardo unico sul mondo. Ma ciò che si è svolto negli studi di Cinecittà è sembrato, a tratti, più un cortocircuito televisivo che una vera festa dell’arte. Una serata che ha alternato lampi di bellezza e potenza narrativa a momenti di autentico disagio e disorientamento. Ecco il racconto di tutto ciò che è successo — e che ha lasciato il segno.
Una conduzione imbarazzante: il gelo oltre la telecamera.
C'è poco da girarci intorno: la conduzione di Elena Sofia Ricci (bravissima attrice, nessuno lo mette in dubbio) è stata uno degli aspetti più deboli della serata. Mal supportata da Mika, il risultato è stato un cocktail di battute fuori fuoco, tempi comici assenti, momenti di vuoto in diretta, dialoghi scritti male e recitati peggio.
Più che una premiazione, sembrava di assistere a una lunga prova generale trasmessa per errore. L’imbarazzo si tagliava con il coltello e si rifletteva anche sugli ospiti, impacciati, che spesso non sapevano bene quando e come intervenire.
Imbarazzante da guardare, sì. Ma anche difficile da dimenticare.
Errori di regia: quando lo spettacolo non è all’altezza
I problemi non si sono fermati alla conduzione. La regia televisiva della serata ha mostrato falle evidenti: inquadrature sbagliate, tagli fuori tempo, microfoni aperti al momento sbagliato, luci sparate o troppo basse. Cose che in una produzione del genere dovrebbero essere impensabili. Eppure sono successe. E hanno danneggiato perfino momenti intensi e toccanti. Un’occasione sprecata anche sul piano tecnico.
Valeria Bruni Tedeschi: regale, umana, irresistibile
In mezzo a tanta goffaggine, Valeria Bruni Tedeschi è apparsa come un raggio di luce ironico e disarmante. Premi per la sua interpretazione in L'arte della gioia, sì, ma anche applausi per il suo carisma spontaneo. Nel momento in cui è salita sul palco, con quel suo modo così francamente disinvolto e insieme tenero, ha saputo trasformare l’aria. Brava come sempre, simpatica, imprevedibile, eppure così vera. Una vera lezione di presenza scenica — e di cuore.
Monica Bellucci: una diva (troppo) distante
Chi invece sembrava vagare su un altro pianeta è stata Monica Bellucci, la cui presenza non è passata inosservata, ma nemmeno compresa. Il suo momento sul palco è stato tanto elegante quanto estraniante: sguardo fisso, voce monocorde, nessuna reale connessione con quanto stava accadendo. Una diva senza copione o, peggio, una comparsa di lusso. E il pubblico se n’è accorto, accogliendola con freddezza e distacco - ricordiamo che parliamo di un pubblico di professionisti del settore.
Giuseppe Tornatore e la dedica che conta
In una serata piena di inciampi, il regista di Nuovo Cinema Paradiso, Giuseppe Tornatore, ha regalato un momento di senso profondo: nel ricevere il premio speciale Cinecittà, ha rivolto un pensiero "a tutti i registi e le registe al loro primo film", esortandoli a "resistere e insistere". In una sola frase, ha detto tutto. Ha ricordato quanto sia difficile ma necessario credere nel proprio sguardo, in un’industria che, spesso, spegne prima ancora di accendere. Ha parlato a chi il cinema lo ama davvero. E ha fatto bene.
Pupi Avati e il pugno sul tavolo: la cultura è un diritto, non un orpello
Ma il momento che ha davvero spaccato la serata in due è stato quello di Pupi Avati, salito sul palco per ricevere il David alla carriera. Rivolgendosi direttamente alla sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, presente in sala, Avati ha sottolineato la difficile situazione del cinema italiano, affermando:
“Vedere il cinema come è qui oggi, è una cosa meravigliosa però, questo lo voglio dire a Lucia, non assomiglia al cinema italiano purtroppo. Qui c’è l’opulenza – ha detto Avati – nel cinema italiano ci sono le società, soprattutto le società piccole, indipendenti, che stanno facendo una fatica pazzesca”
Di fronte alla mancanza di reazione della sottosegretaria, il regista ha incalzato: "Applaudi oh! Non vuole applaudire. Perché non applaudi?". Dopo questo intervento, una valanga di dichiarazioni simili ha seguito: attori, registi, produttori hanno usato il palco per denunciare la mancanza di fondi, attenzione e visione. È diventato chiaro che il David 2025 era anche — forse soprattutto — una chiamata politica.
Avati ha poi proposto un dialogo trasversale tra le forze politiche per affrontare seriamente la crisi del cinema italiano, auspicando un incontro tra la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti . La proposta ha ricevuto il sostegno di Schlein e del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, mentre Meloni non ha ancora espresso una posizione in merito.
L'intervento di Avati ha acceso un dibattito sulla necessità di riformare le strutture istituzionali che supportano il cinema italiano, evidenziando le tensioni tra innovazione e conservazione all'interno delle politiche culturali del paese.
Elio Germano: parole vere, necessarie
Nessuna censura, nessun taglio: Elio Germano ha detto tutto, chiaramente e pubblicamente, prendendosi la responsabilità di portare sul palco un discorso che in molti avrebbero voluto evitare. In un silenzio carico di tensione, ha affermato:
“Stessa dignità per tutti: israeliani e palestinesi, uomini e donne, neri e bianchi, poveri e ricchi.”
Un intervento forte, etico, netto. Applaudito da alcuni, ignorato da altri. Ma sicuramente uno dei momenti più importanti della serata. Elio ha usato il palco come tribuna civile, e ne aveva pieno diritto.
“Gloria!” e Margherita Vicario: la rivoluzione gentile del cinema pop
Tra i momenti più belli della serata, la vittoria di Margherita Vicario, premiata come miglior regista esordiente per Gloria!, un musical storico travolgente, vitale e dichiaratamente femminista. Il film ha conquistato anche la miglior sceneggiatura originale e miglior produttore, imponendo un nuovo sguardo fresco, intelligente e ironico nel panorama italiano. Una regista giovane, donna, indipendente. Un simbolo perfetto del cambiamento possibile.
"Vermiglio": il trionfo meritato di Maura Delpero
Il film che ha fatto incetta di premi è stato “Vermiglio” di Maura Delpero, una narrazione poetica e dura della Resistenza vista dalla vita quotidiana di una famiglia tra il 1944 e il '45.
Ha vinto:
Miglior film
Miglior regia
Miglior fotografia
E altri premi tecnici fondamentali
Un’opera profonda, femminile e politica, senza proclami, ma con una forza visiva e narrativa impressionante. La regia meritava il David, e lo ha ottenuto.
Un’edizione fortemente politica (e meno glamour)
Non si può ignorare il filo conduttore che ha attraversato la serata: la politica. Non intesa come schieramento, ma come posizione, responsabilità, desiderio di dire qualcosa sul mondo. Il conflitto in Medio Oriente, le disuguaglianze sociali, il ruolo delle donne, la povertà culturale, i fondi tagliati: tutto è stato messo in scena, tra le righe o esplicitamente. Un David di Donatello meno spettacolare, più autentico, dove le parole hanno pesato quasi più delle immagini.
Recap premi principali – David di Donatello 2025
Miglior Film: Vermiglio – Maura Delpero
Miglior Regia: Maura Delpero – Vermiglio
Miglior Esordio alla Regia: Margherita Vicario – Gloria!
Miglior Sceneggiatura Originale: Maura Delpero – Vermiglio
Miglior Sceneggiatura Non Originale: Valeria Golino, Francesca Marciano, Valia Santella, Luca Infascelli, Stefano Sardo – L’arte della gioia
Miglior Attrice Protagonista: Tecla Insolia – L’arte della gioia
Miglior Attore Protagonista: Elio Germano – Berlinguer – La grande ambizione
Miglior Attrice Non Protagonista: Valeria Bruni Tedeschi – L’arte della gioia
Miglior Attore Non Protagonista: Francesco Di Leva – Familia
Miglior Fotografia: Vermiglio
Miglior Montaggio: Berlinguer – La grande ambizione
Miglior Suono: Vermiglio
Miglior Scenografia: Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta
Migliori Costumi: Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta
Miglior Trucco: Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta
Miglior Acconciatura: Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta
Migliori Effetti Visivi (VFX): Napoli-New York
Miglior Casting: Vermiglio
David alla Carriera: Pupi Avati
David dello Spettatore: Diamanti – Ferzan Ozpetek
David Giovani: Napoli-New York
David Speciale: Timothée Chalamet
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