The Whale e The Substance: la Dismorfia sul Grande Schermo
- Giada Maria Scarfiello
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min
Come ci si sente dentro un corpo che sembra non appartenerci? La dismorfia corporea non è solo una questione estetica: è una condizione psicologica complessa, dove l’ossessiva attenzione ai difetti percepiti può portare ansia, depressione e isolamento sociale. In un mondo dominato da immagini perfette e standard estetici irraggiungibili, il corpo diventa specchio della psiche, e il cinema diventa la lente privilegiata per raccontare queste fragilità. Attraverso le storie sul grande schermo, possiamo percepire la solitudine, la frustrazione e il desiderio di accettazione che accompagnano chi lotta con la propria immagine.
The Whale: il corpo come prigione emotiva
In The Whale, Darren Aronofsky ci fa entrare nella vita di Charlie, interpretato da Brendan Fraser, un uomo isolato dal mondo a causa del proprio peso. Fraser ha spiegato:
“Volevo comprendere il mondo di Charlie dall’interno, capire la sua vulnerabilità e la sua ricerca di redenzione. Non si tratta solo di peso fisico, ma di peso emotivo.”
Aronofsky sottolinea:
“Brendan ha portato autenticità a un personaggio che poteva facilmente diventare caricatura. Il corpo diventa spazio narrativo, ogni gesto racconta sofferenza, solitudine, desiderio di contatto.”

Il film non si limita a mostrare un corpo “diverso”: usa la camera, i primi piani e lo spazio chiuso della stanza per trasmettere claustrofobia emotiva. Ogni movimento di Charlie, ogni esitazione nelle parole, diventa il racconto del conflitto interiore tra desiderio di connessione e paura del giudizio.
The Substance: il corpo come campo di battaglia culturale
Coralie Fargeat con The Substance esplora la dismorfia da un punto di vista culturale. Demi Moore interpreta una donna che lotta per riappropriarsi del proprio corpo in una società ossessionata dall’apparenza. Moore ha dichiarato:
“Il film racconta la pressione di sentirsi sempre inadeguata. È un confronto con la società e con se stessi. Volevo che il corpo diventasse simbolo: le trasformazioni grottesche mostrano quanto le aspettative esterne possano deformare l’identità.”

Qui la dismorfia non è solo personale: è sociale. Il corpo diventa terreno di resistenza e liberazione, mentre il cinema mette in scena l’impatto delle norme estetiche sulla psiche. L’uso di deformazioni visive e luci esagerate rende tangibile il peso della pressione culturale sul corpo e sull’autopercezione.
Cinema e dismorfia: un'analisi profonda
Guardare The Whale o The Substance non significa solo osservare dei corpi diversi, ma immergersi in un'esperienza emotiva che scuote le fondamenta della percezione di sé. La dismorfia corporea non è solo una questione di percezione alterata; è una prigione invisibile che racchiude l'individuo in una realtà distorta, dove ogni riflesso nello specchio è un confronto con un'immagine che non corrisponde mai alla realtà. È un'esperienza di alienazione profonda, dove il corpo diventa estraneo a se stesso, e ogni tentativo di riconoscersi è vano.
Anche quando si raggiungono gli obiettivi estetici desiderati, la sensazione di inadeguatezza persiste. Questo fenomeno, noto come "insoddisfazione corporea persistente", fa sì che l’individuo continui a percepirsi imperfetto, nonostante l’evidenza contraria. Il cinema riesce a rendere questa frustrazione tangibile: ogni inquadratura, ogni movimento, ogni dialogo è un invito a entrare in contatto con una realtà che spesso preferiamo ignorare.
Il corpo diventa simbolo del conflitto tra desiderio e percezione, tra norme sociali e identità personale. La dismorfia è così rappresentata come una condizione esistenziale: un labirinto emotivo e psicologico dove il traguardo – accettazione o trasformazione – resta sempre parziale, perché la vera sfida è imparare a guardarsi senza giudizio, dentro e fuori.
Altri film e riflessioni
Oltre a questi titoli principali, il cinema ha raccontato la fragilità e il conflitto con il corpo in molte opere: la ballerina di Il cigno nero lotta con l’ossessione per la perfezione, To the Bone esplora i disturbi alimentari con intimità e delicatezza, mentre Fight Club riflette sulla frustrazione maschile e il controllo sul corpo in chiave simbolica. Storie come Precious, Toni Erdmann e Ragazze interrotte approfondiscono la relazione tra corpo, identità e pressione sociale, mostrando quanto il cinema possa diventare specchio di emozioni universali.
Guardare Charlie o la protagonista de The Substance significa confrontarsi con la vulnerabilità, il desiderio di accettazione e la tensione tra sé e il mondo esterno. La dismorfia corporea raccontata sullo schermo non offre risposte semplici, ma invita a sentire, comprendere e riflettere. Il corpo smette di essere forma esterna e diventa storia, emozione, specchio della società e della nostra interiorità, facendoci vivere in prima persona la complessità di un’esperienza che troppo spesso resta invisibile.
Ecco dove guardare i film citati
The Whale – disponibile su Apple TV, Amazon Video (noleggio o acquisto) e su iWonder Full tramite Prime Video.
The Substance – disponibile su Mubi, Paramount+, Apple TV e Prime Video (noleggio o acquisto).
Il cigno nero – disponibile su Disney+ e su Apple TV o Amazon Video (noleggio o acquisto).
To the Bone – disponibile in streaming su Netflix.
Fight Club – disponibile su Disney+, Prime Video e Hulu, oltre che su Apple TV, Timvision e Rakuten TV (noleggio o acquisto).
Precious – disponibile su Apple TV e Amazon Video (noleggio o acquisto).
Toni Erdmann – disponibile su Mubi e Apple TV (noleggio o acquisto).
Girl, Interrupted (Ragazze interrotte) – disponibile su Apple TV, Google Play e Amazon Video (noleggio o acquisto).
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