Paolo Strippoli e la Rinascita dell’Horror Made in Italy
- Giada Maria Scarfiello
- 16 ago
- Tempo di lettura: 4 min
Quando nel 1968 George A. Romero girò La notte dei morti viventi, non inventò soltanto un nuovo modo di fare zombie movie: ridefinì l’horror come specchio sociale. Quei morti che camminavano erano l’America in putrefazione, i conflitti razziali e la guerra del Vietnam filtrati attraverso il sangue in bianco e nero. Da allora, l’horror internazionale ha continuato a reinventarsi come lente deformante sul presente: da Carpenter a Craven, fino ai più recenti Jordan Peele e Ari Aster.
L’Italia, patria di Mario Bava e Dario Argento, ha avuto negli anni ’60-’80 un proprio linguaggio distintivo – il gotico barocco, il giallo visionario, il gore estremo – prima di attraversare un lungo silenzio produttivo. Negli ultimi anni, però, qualcosa si è mosso: il genere sta tornando, contaminato dal dramma, dal thriller e da una nuova consapevolezza autoriale.
Tra i nomi che guidano questa rinascita, Paolo Strippoli è quello che più incarna la sintesi tra linguaggio internazionale e radici italiane.

A Classic Horror Story (2021): omaggio e tradimento del canone
Distribuito su Netflix e co-diretto con Roberto De Feo, A Classic Horror Story si presenta come una collezione di cliché rassicuranti per il fan del genere: la casa isolata, il bosco impenetrabile, la setta misteriosa. Ma sotto questa superficie c’è un inganno: il film smonta la struttura classica e rivela il proprio carattere metacinematografico, interrogando lo spettatore sul piacere stesso di guardare l’orrore.Premiato per la regia al Taormina Film Fest e diventato il terzo film italiano più visto su Netflix, ha segnato il debutto di Strippoli come autore capace di far convivere intrattenimento e riflessione.
Piove (Flowing, 2022): la paura come veleno emotivo
Con Piove, Strippoli si allontana dal gioco di citazioni e affronta un horror più intimo e atmosferico. La pioggia costante, quasi un personaggio, avvelena rapporti e amplifica conflitti già irrisolti.Ambientato in una Roma grigia e spettrale, il film segue una famiglia segnata dal lutto e dall’incomunicabilità, usando il soprannaturale non per evadere dalla realtà, ma per rivelarne le crepe più dolorose. Presentato e premiato in festival internazionali, Piove è stato definito “un horror con cuore melodrammatico”: un’opera che mette la tensione al servizio dell’emozione.

La valle dei sorrisi (2025): l’attesa veneziana
In anteprima Fuori Concorso alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, La valle dei sorrisi promette di essere la prova più matura del regista. Ambientato in un villaggio isolato dove un rituale settimanale trasferisce il dolore degli abitanti a un ragazzo “guaritore”, il film affronta il tema dell’empatia spinta all’estremo, fino a diventare ossessione collettiva.Con Michele Riondino e Romana Maggiora Vergano nel cast, il film uscirà in sala il 17 settembre 2025 e si preannuncia come un horror capace di disturbare senza rinunciare a una componente umana e universale.
L’horror italiano oggi: un ecosistema in rinascita
L’attuale scena horror italiana non punta a imitare pedissequamente i maestri del passato, ma a contaminare il genere con linguaggi diversi. Accanto a Strippoli, Roberto De Feo, Stefano Lodovichi e altri stanno esplorando storie che mescolano tensione e dramma psicologico.Festival come Sitges, Trieste Science+Fiction e soprattutto Venezia stanno riportando il genere sotto i riflettori, in un dialogo sempre più intenso con il mercato internazionale.
Lo stile di Paolo Strippoli
Il cinema di Paolo Strippoli si distingue per un uso del soprannaturale come metafora, mai fine a sé stesso: nelle sue storie il perturbante è la proiezione di ferite interiori o di tensioni sociali, che attraverso l’horror trovano forma visiva. Gli spazi che racconta – villaggi isolati, città svuotate, boschi opprimenti – non sono semplici scenografie, ma stati d’animo solidificati, riflessi emotivi dei personaggi. L’anempatia musicale, il contrasto tra immagini e suoni, diventa spesso un detonatore emotivo. L’empatia, nei suoi film, è sempre un’arma a doppio taglio: legame salvifico e al tempo stesso minaccia che può travolgere. Strippoli dosa il ritmo con attenzione, alternando momenti di quiete a improvvisi picchi di violenza visiva, evitando però la saturazione sensoriale e privilegiando un crescendo calibrato. La sua estetica, pur dialogando con autori come Ari Aster o Robert Eggers, mantiene radici salde nella cultura e nei paesaggi italiani, fondendo il respiro internazionale con una sensibilità profondamente locale.
Anempatia musicale
Uno dei tratti distintivi della poetica di Strippoli è l’uso dell’anempatia musicale: canzoni italiane dal carattere nostalgico o leggero accompagnano scene di estremo orrore. In A Classic Horror Story, ad esempio, una scena di sacrificio viene scandita dalle note di “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, trasformando un brano simbolo di romanticismo in colonna sonora disturbante. Allo stesso modo, in altre sequenze affiora la musica popolare italiana, che anziché rassicurare lo spettatore, ne acuisce il disagio. Questo scarto tra immaginario collettivo e rappresentazione visiva genera un cortocircuito che amplifica il perturbante e imprime un marchio unico alle sue opere.
Tematiche ricorrenti
Nei film di Strippoli torna con forza il tema della famiglia disfunzionale: non rifugio ma campo di battaglia emotivo, attraversato da incomunicabilità, rancori e lutti irrisolti. In Piove, la pioggia tossica non è che la materializzazione di un dolore che corrode dall’interno il nucleo familiare. Parallelamente, un altro asse tematico è quello delle comunità chiuse: setta, villaggio, famiglia, tutti contesti in cui la collettività annulla l’individuo e la solidarietà si trasforma in oppressione. Infine, centrale è il rapporto tra emozione e perturbante: l’orrore non è mai puro spettacolo, ma un riflesso delle paure legate alle relazioni umane più profonde.

Conclusione
Dalla lezione di Romero al presente, l’horror è rimasto uno specchio deformante della realtà. In Italia, Paolo Strippoli ha raccolto l’eredità di maestri e innovatori, trasformandola in un linguaggio personale che unisce paura e introspezione. Dai giochi metacinematografici di A Classic Horror Story alla pioggia tossica di Piove, fino all’attesa inquieta de La valle dei sorrisi, il suo cinema dimostra che l’horror può ancora far tremare le vene e i polsi, ma anche il cuore e la coscienza.
Ecco dove vedere i film di Paolo Strippoli:
A Classic Horror Story (2021) → disponibile su Netflix
Piove (Flowing, 2022) → su Prime Video in Italia, acquistabile/noleggiabile su Google TV, Apple TV e Chili
La valle dei sorrisi (2025) → al cinema dal 17 settembre 2025, distribuito da Vision Distribution; lo streaming sarà annunciato dopo l’uscita in sala