Creatività in Coma (o in Rinascita?): Il Cinema che Racconta l’Arte mentre l’Arte si Spegne.
- Giada Maria Scarfiello
- 26 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Viviamo in un’epoca in cui la creatività sembra dover lottare per sopravvivere. Gli artisti si perdono, gli algoritmi decidono cosa produrre, e il pubblico si distrae in 15 secondi. Mentre le piattaforme vincolano la narrazione a “ciò che funziona”, l’originalità sembra diventata un rischio anziché una virtù. Eppure, proprio il cinema — l’arte dell’immagine per eccellenza — continua a interrogarsi su sé stesso.
Cosa succede quando il cinema parla della propria crisi creativa? Quando mette in scena l’arte come un gesto fragile, instabile, quasi disperato? Succede che nascono opere lucidissime, profonde, che fanno male proprio perché mostrano la verità: quella della creatività che si spegne… o forse sta solo cambiando forma.
TÁR – La decostruzione del genio
In TÁR (2022), Todd Field ci regala uno dei ritratti più taglienti e disturbanti del potere creativo contemporaneo. Lydia Tár, interpretata magistralmente da Cate Blanchett, è molto più che una direttrice d’orchestra: è un’icona, un architetto del suono, una creatura che si è plasmata da sola nel mondo elitario della musica classica.

Eppure, il film ci mostra la sua caduta — non solo sociale, ma intima, strutturale. Lydia è un'artista fagocitata dal controllo, dall'ego, dal bisogno di plasmare tutto intorno a sé. Il suo talento diventa una gabbia, la sua autorità un’ombra. Il crollo non arriva solo da fuori: è dentro, e pulsa in ogni silenzio, ogni smorfia.
Eppure, nel finale — spiazzante e geniale — Tár non smette di creare. Lo fa altrove, in un contesto completamente diverso, apparentemente ridicolo agli occhi del sistema da cui è stata espulsa. Ma forse proprio lì, privata del potere, la sua arte torna a essere libera. Forse è quella, la rinascita. l film smonta pezzo dopo pezzo il mito dell’artista dominante, mostrando come la stessa forza creativa possa diventare distruttiva. Eppure, nel finale, c’è una strana forma di resistenza. Tár non smette di dirigere. Lo fa altrove, lontano dai riflettori. Forse con più sincerità.
The Fabelmans – L’arte come trauma (e cura)
In The Fabelmans (2022), Steven Spielberg si spoglia del mito per raccontarsi da dentro. È un film che parla di cinema, ma anche di ferite familiari, di disincanto e di scoperta. Il giovane Sammy (alter ego del regista) scopre il potere delle immagini prima ancora di capire le emozioni che le abitano.

Il suo sguardo è incantato, ma anche armato. Con la videocamera, Sammy guarda ciò che fa male: un matrimonio che si sgretola, la verità nascosta dietro ai sorrisi. Il cinema, per lui, è salvezza e condanna. Non è solo un sogno: è un bisturi.
Il film smonta la retorica dell’arte come redenzione. L’arte è ambigua, fa male, crea distanze. Ma, al tempo stesso, è anche il solo modo che Sammy ha per attraversare la realtà. Spielberg ci dice che la creatività non nasce dal talento, ma da una frattura. Ed è lì che si trova la scintilla più autentica.
Inside Llewyn Davis – Il fallimento come estetica
I fratelli Coen, con Inside Llewyn Davis (2013), ci consegnano un film amaro e struggente sul destino dell’artista marginale. Llewyn è un cantautore folk, talentuoso ma incompreso, ancorato a una purezza musicale che non trova eco nel mondo che cambia.

Ogni sua canzone è intrisa di malinconia, di perdita. Non c’è ascesa, né gloria. Solo freddo, sguardi vuoti, divani prestati. Llewyn è bloccato in un eterno ritorno, un loop temporale che simboleggia il paradosso dell’arte non riconosciuta: esiste, ma nessuno se ne accorge.
Il film è pieno di dettagli simbolici — il gatto che fugge, le strade che si ripetono, i concerti mai decisivi. Eppure, proprio lì, in questa coerenza tragica, Inside Llewyn Davis raggiunge una verità potente: l’arte non è solo ciò che arriva al pubblico. È anche — e soprattutto — ciò che l’artista non può smettere di fare, anche se nessuno applaude.
Tra AI, algoritmi e burnout: che fine ha fatto l’ispirazione?
Oggi la creatività è sotto pressione come non mai. L’intelligenza artificiale genera immagini, dialoghi, soggetti. Le major producono sequel su sequel, e l’originalità viene spesso vista come un rischio economico. I festival resistono, ma i numeri dominano. I creativi, spesso, si trovano schiacciati tra precarietà, stanchezza e invisibilità.
Il burnout creativo non è una moda, è una condizione sistemica. Quando tutto deve diventare contenuto, l’ispirazione perde ossigeno. Eppure, è proprio in questo contesto ostile che la creatività autentica acquista un nuovo significato: non è più solo produzione, è resistenza.
TÁR, The Fabelmans, Inside Llewyn Davis — e film come Birdman, Her, Frances Ha, Aftersun, Annette — ci dicono che la crisi può anche essere un inizio. Una spaccatura che lascia filtrare qualcosa di vero. L’arte che sopravvive, oggi, è quella che rifiuta la superficie. Che accetta di essere imperfetta, ma radicalmente onesta.
L’ultima parola? Resistere.
Resistere al rumore, alla saturazione visiva, alla narrazione ottimizzata.Resistere all’idea che il valore di un’opera si misuri in visualizzazioni o engagement. Resistere alla tentazione di smettere di creare perché “non serve a niente”.
Oggi, l’artista non è più l’eroe ispirato. È il sopravvissuto. È chi continua a cercare un linguaggio, anche tra le macerie. È chi ha il coraggio di essere vulnerabile in un mondo che premia la performance.E proprio il cinema — mentre racconta la propria agonia — continua a essere vivo.Perché ogni volta che un film ci parla di cosa vuol dire creare, una scintilla resta accesa. Una fiamma fragile, sì. Ma viva.
“Il compito dell’arte è disordinare il mondo, non metterlo in ordine.”– Jean-Luc Godard
Hai voglia di rivedere questi film (o recuperarli per la prima volta)? Ecco dove trovarli attualmente tra piattaforme streaming e noleggi digitali:
TÁR – Disponibile su Prime Video (noleggio/acquisto) e Apple TV
The Fabelmans – Disponibile su NOW TV, Sky Cinema e Apple TV
Inside Llewyn Davis – Disponibile su Disney+ e Rakuten TV
Birdman – Disponibile su Disney+ e Chili
Her – Disponibile su Netflix e NOW TV
Frances Ha – Disponibile su MUBI e Prime Video (noleggio)
Aftersun – Disponibile su MUBI e Apple TV
Annette – Disponibile su Prime Video
Nota: la disponibilità può variare nel tempo. Ti consigliamo di verificare sulla tua piattaforma preferita o considerare l’opzione del noleggio digitale. Molti titoli sono anche reperibili in DVD o Blu-ray.
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