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Dracula tra Coppola e Besson: Due Volti dell’Eterno Amore

Tra le creature nate dalla letteratura gotica, Dracula è forse la più mutevole, la più capace di riflettere desideri, paure e fantasmi interiori di ogni epoca. Se il romanzo di Bram Stoker ne faceva un predatore, un’incarnazione quasi assoluta del Male, il cinema ha progressivamente trasformato quel mostro in una figura tragica, malinconica, capace di amare con una purezza che contraddice la sua condizione di dannato. Questa metamorfosi trova il suo apice in due interpretazioni cinematografiche distanti trent’anni ma sorprendentemente vicine nello spirito: il capolavoro romantico di Francis Ford Coppola del 1992 e il più recente Dracula di Luc Besson, oggi nelle sale. In entrambi, al centro non c’è l’orrore, ma l’incredibile forza di un amore che attraversa secoli, reincarnazioni, maledizioni e morte.


Il vampiro ferito di Coppola: un uomo che ama prima di uccidere

Quando Coppola porta sullo schermo Bram Stoker’s Dracula, compie un gesto radicale: restituisce al vampiro la sua umanità, ma non quella quotidiana, bensì una umanità nobile, tragica, segnata da un dolore originario. Il Dracula interpretato da Gary Oldman è un uomo che ha perso tutto. L’amata Elisabeta si è tolta la vita a causa di un inganno, e lui — incapace di accettare l’assenza — rifiuta Dio, il tempo, la mortalità stessa. La sua trasformazione in vampiro non è un atto di malvagità, ma una reazione disperata alla perdita; è il grido di un uomo che preferisce diventare mostro pur di non rinunciare al ricordo dell’amore.


Dracula tra Coppola e Besson: Due Volti dell’Eterno Amore

Questa premessa modifica completamente la percezione del personaggio. Le sue azioni, anche quando oscure, non nascono dal puro istinto predatorio, ma da una nostalgia impossibile da colmare. È un essere immortale che non cerca prede: cerca lei, la donna perduta.


Quando, secoli dopo, vede Mina per la prima volta, non la guarda come un vampiro osserva la sua vittima, ma come un uomo che riconosce l’unica persona che abbia mai davvero amato. La narrazione di Coppola si costruisce allora su un paradosso potentissimo: il vampiro, simbolo di morte, diventa portatore di un amore più vivo di qualunque altro. Il corteggiamento tra Dracula e Mina è lento, sensuale, profondamente rispettoso; lui non la forza, non la seduce con il potere: la ascolta, la osserva, la lascia scegliere. È il vampiro più vulnerabile di tutta la storia del cinema, proprio perché è quello più capace di amare.


Dracula tra Coppola e Besson: Due Volti dell’Eterno Amore

La loro relazione culmina con uno dei finali romantici più strazianti del cinema: Mina, che ha capito la natura del loro legame eterno, sceglie di accompagnarlo verso la morte, non per ucciderlo, ma per liberarlo. In Coppola, l’amore non redime solo moralmente, ma spiritualmente: l’atto finale è un atto di misericordia, un ultimo, intimo gesto di unione.


Il Dracula di Besson: un’epopea romantica che attraversa il tempo

Il film di Luc Besson riprende questa eredità, ma la trasforma in qualcosa di ancora più esplicitamente romantico, barocco, quasi operistico. Il suo Dracula non si limita a essere un amante tragico: diventa un uomo che vive per l’amore, che attraversa i secoli come un pellegrino tormentato, sempre alla ricerca dell’unica donna che abbia mai dato senso alla sua vita. La perdita iniziale non è un semplice prologo, ma una ferita che struttura tutto il suo destino.


In Besson, Vlad è un romantico assoluto: elegante, colto, malinconico, un’anima sospesa tra violenza e poesia. La sua immortalità non è un dono, né una punizione divina: è una condanna sentimentale. Vive perché spera, continua perché ama, sopravvive perché non può accettare l’assenza. E quando incontra Mina nella Parigi della Belle Époque, non vede una giovane donna del suo tempo, ma un’eco dell’amata Elisabeta, un richiamo che attraversa le epoche come una maledizione bellissima.


Dracula tra Coppola e Besson: Due Volti dell’Eterno Amore

Besson accentua questo tema con un linguaggio visivo denso: scenografie sontuose, costumi ricamati come reliquie viventi, luci che scolpiscono l’immagine come quadri. Il suo Dracula è quasi un fantasma dell’amore stesso, un uomo che non appartiene più alla vita ma non può appartenere neppure alla morte finché non ritrova la sua parte mancante. La relazione con Mina è costruita come un viaggio emotivo, non come un semplice legame soprannaturale. Non è importante stabilire se sia davvero una reincarnazione o una proiezione del desiderio di Vlad: ciò che conta è che per lui l’incontro sia reale, assoluto. Mina diventa un ponte tra la memoria e la speranza, tra ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora essere.


Il sacrificio finale, che chiude il film, conferma questa lettura: Vlad comprende che l’amore, quello vero, non chiede possesso ma libertà. La sua morte - e la sua resa verso di essa - diventa così una scelta consapevole, un dono, un ultimo atto che trasforma il mostro in uomo e l’uomo in mito.


Due visioni, un’unica verità: l’amore come maledizione e salvezza

Nonostante le differenze stilistiche e narrative, il Dracula di Coppola e quello di Besson condividono una stessa ossessione: l’idea che l’amore sia più forte della morte, più forte del tempo, più forte perfino della maledizione stessa del vampirismo. In entrambi i film, Dracula non è un predatore, ma un innamorato eterno; non uccide perché è crudele, ma perché è spezzato; non seduce per dominare, ma per ricordare cosa significa essere vivo.


Dracula tra Coppola e Besson: Due Volti dell’Eterno Amore

La loro storia è il contrario di ciò che ci aspetteremmo da una figura horror: non è una storia di terrore, ma di devozione. Dracula diventa lo specchio di un desiderio umano profondissimo: quello di essere amati al punto da continuare a esistere nei secoli, di non essere dimenticati, di vincere l’inevitabile fragilità del tempo. In questo senso, la leggenda del vampiro diventa una parabola romantica: l’orrore è soltanto l’ombra di un amore troppo grande per morire.


L’amore nel romanzo di Stoker e nei film: distanza, invenzione e trasformazione

A questo punto è importante riconoscere quanto l’immagine amorosa di Dracula nei film si discosti radicalmente dal romanzo originale. Nel testo di Stoker, infatti, non esiste alcuna storia d’amore tra Dracula e Mina: il vampiro non ama, desidera; non cerca una compagna eterna, ma un dominio più ampio. Il suo rapporto con Mina è un atto di violenza simbolica - come ad esempio vediamo nei film Norsferatu (1922) e Nosferatu (2025) - , non di passione; un tentativo di contaminare la purezza della società vittoriana, non di ritrovarvi una salvezza. Dracula è un mostro antico, estraneo al sentimento umano, e la sua presenza minacciosa serve proprio a mettere in crisi la solidità morale della sua epoca.


Dracula tra Coppola e Besson: Due Volti dell’Eterno Amore

Coppola e Besson compiono dunque un gesto opposto: umanizzano il vampiro, gli regalano un passato e un dolore, e trasformano ciò che nel romanzo era un atto predatorio in una relazione sentimentale, complessa, tragica. L’amore diventa una reinvenzione cinematografica, non un’eredità letteraria: è il frutto del bisogno moderno di empatia, del nostro desiderio di identificazione anche nei personaggi più oscuri. I film colmano il silenzio emotivo del romanzo con un’intensità affettiva che Stoker non aveva previsto, ma che il pubblico contemporaneo percepisce come naturale. L’amore tra Dracula e Mina diventa così una costruzione del cinema, una libertà artistica che non tradisce Stoker, ma lo reinterpreta, offrendo alla figura del vampiro una profondità che la letteratura gotica vittoriana non contemplava.


Eccoti dove puoi vedere i due film:

  • Bram Stoker’s Dracula (1992) è disponibile in streaming su Netflix in Italia.

  • Dracula – L’amore perduto (2025) di Luc Besson è ancora nelle sale italiane (uscito il 29 ottobre 2025)

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