La seconda stagione di Mercoledì di Tim Burton, appena approdata su Netflix, non è soltanto un festival di estetica gotica e humor nero. La famiglia Addams, dietro il velo teatrale e le gag macabre, nasconde un equilibrio instabile in cui ogni membro sembra imprigionato in un ruolo preciso e dolorosamente coerente.
Otto soldati italiani, inviati su un’isola greca, vengono strappati dal conflitto per trovarsi in una specie di Eden isolato, dove il tempo si dilata e la quotidianità porta con sé risate, amori semplici, ma anche la consapevolezza del mondo da cui provengono. L’innocenza che si vive lì non è ingenuità: è un momento raro, un’apertura verso la vita prima che la guerra la scolpisca con durezza.
Pedro Almodóvar firma una delle sue opere più stratificate, mature e politicamente dense. Non è solo un film sulla maternità, come si potrebbe pensare ad una prima visione superficiale: è un’opera multistrato che parla di identità, memoria collettiva, corpi narrativi, e del diritto di ogni essere umano a sapere da dove viene. Proviamo a leggerlo in modo totale, attraverso lo sguardo estetico, psicologico, simbolico e politico.