Viviamo in un’epoca in cui la creatività sembra dover lottare per sopravvivere. Gli artisti si perdono, gli algoritmi decidono cosa produrre, e il pubblico si distrae in 15 secondi. Mentre le piattaforme vincolano la narrazione a “ciò che funziona”, l’originalità sembra diventata un rischio anziché una virtù. Eppure, proprio il cinema — l’arte dell’immagine per eccellenza — continua a interrogarsi su sé stesso. Cosa succede quando il cinema parla della propria crisi creativa?
Cannes 2025 si accende con storie potenti, debutti sorprendenti e grandi ritorni.
Dai nomi più attesi come Kristen Stewart, Wes Anderson e Mario Martone, fino alle nuove voci del cinema d’autore, ecco i film che stanno segnando questa edizione del Festival.
Attraverso l'uso di oggetti di design avanguardisti, i registi riescono a evocare atmosfere futuristiche, a delineare caratteri dei personaggi e a sottolineare tematiche profonde.
Parthenope di Paolo Sorrentino si addentra nel tema della decadenza non solo come deterioramento estetico, ma come declino dell’anima e del corpo, ricalcando la poetica del regista con nuove sfumature. Parthenope e suo fratello Raimondo sono emblematici di questa esplorazione: incarnano due volti della stessa medaglia, due espressioni di un dolore esistenziale che li consuma, conducendoli a esiti opposti.
La 70ª edizione dei David di Donatello doveva essere una celebrazione, un anniversario simbolico del nostro cinema, della sua resilienza e del suo sguardo unico sul mondo. Ma ciò che si è svolto negli studi di Cinecittà è sembrato, a tratti, più un cortocircuito televisivo che una vera festa dell’arte. Una serata che ha alternato lampi di bellezza e potenza narrativa a momenti di autentico disagio e disorientamento. Ecco il racconto di tutto ciò che è successo — e che ha lasc
Quando Francis Ford Coppola si mise dietro la macchina da presa per realizzare Il Padrino, probabilmente non immaginava che avrebbe creato uno dei film più iconici e significativi della storia del cinema. Il Padrino non è solo una saga mafiosa, ma una profonda riflessione su potere, famiglia, sacrificio e destino.
Pedro Almodóvar firma una delle sue opere più stratificate, mature e politicamente dense. Non è solo un film sulla maternità, come si potrebbe pensare ad una prima visione superficiale: è un’opera multistrato che parla di identità, memoria collettiva, corpi narrativi, e del diritto di ogni essere umano a sapere da dove viene. Proviamo a leggerlo in modo totale, attraverso lo sguardo estetico, psicologico, simbolico e politico.
Nel film si compie un raro miracolo cinematografico: trasformare un dolore personale, intimo e devastante in un’esperienza collettiva e catartica. Non è semplicemente la storia di un alcolizzato in cerca di redenzione, ma il racconto struggente e vibrante di un'anima ferita, persa nei meandri della sofferenza più acuta: quella del lutto non elaborato.