Con La trama fenicia, Wes Anderson firma forse la sua opera più stratificata e ambiziosa degli ultimi anni. Un film che, pur restando fedele alla grammatica visiva che ha reso inconfondibile il suo stile – simmetrie impeccabili, palette cromatiche pastello, scenografie teatrali e personaggi eccentrici – affonda con sorprendente delicatezza nelle pieghe più profonde dell’esistenza umana. E lo fa con una lucidità affettuosa che disarma.
"No Other Land" è un documentario che ha conquistato l'Oscar nel 2025, diretto da un collettivo israelo-palestinese composto da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal. Il film racconta la resistenza della comunità palestinese di Masafer Yatta, nel sud della Cisgiordania, contro l'espulsione forzata da parte dell'esercito israeliano.
Viviamo in un’epoca in cui la creatività sembra dover lottare per sopravvivere. Gli artisti si perdono, gli algoritmi decidono cosa produrre, e il pubblico si distrae in 15 secondi. Mentre le piattaforme vincolano la narrazione a “ciò che funziona”, l’originalità sembra diventata un rischio anziché una virtù. Eppure, proprio il cinema — l’arte dell’immagine per eccellenza — continua a interrogarsi su sé stesso. Cosa succede quando il cinema parla della propria crisi creativa?